Grand Hotel Campo dei Fiori di Varese, che fare?

Raggiungere con la funicolare il Grand Hotel Campo dei Fiori di Varese, un capolavoro del Liberty italiano, per poi prendere un aperitivo al ristorante, potendo godere di una vista mozzafiato, è forse uno dei desideri dei varesini.

Purtroppo però, ormai da anni, la cittadella del turismo di lusso ideata agli inizi del Novecento dalla Società dei Grandi Alberghi Varesini, e realizzata con le intuizioni dell’architetto Giuseppe Sommaruga, che a Varese lavorò anche alla costruzione dell’Hotel Palace, tuttora attivo, vive uno stato di completo degrado.

La sua storia cominciò quando il Varesotto, alla fine dell’Ottocento, diventò meta di villeggiatura per l’estate. Una delle località preferite dai turisti era monte Campo dei Fiori, con la quiete e il fascino della natura selvaggia montana in una zona non molto distante dal centro storico di Varese.

Grazie allo sviluppo della rete dei trasporti, con funicolare e tramvie, nel 1907 un piccolo gruppo d’imprenditori, desiderosi di investire nel turismo a Varese e a Campo dei Fiori, fondò la Società Anonima dei Grandi Alberghi Varesini.

Questi chiesero all’architetto milanese Giuseppe Sommaruga di progettare alcuni edifici, usabili a scopo ricettivo, per la zona ai piedi del monte Tre Croci, tra cui un albergo da 30 camere, il ristorante Belvedere, in stile Liberty, le stazioni della funicolare e un secondo hotel da 200 camere molto bello ed elegante.

Il cantiere del Grand Hotel terminò nel 1912, mentre il ristorante e la funicolare, allora gestita dalla Società Varesina per Imprese Elettriche, vennero aperti alcuni mesi prima.

Dopo la sua inaugurazione, per due decenni il complesso fu al centro del turismo d’élite, mentre all’interno del Grand Hotel furono ospitate personalità di primo piano, marchesi e principi, oltre a membri della ricca borghesia della città di Varese.

Molte delle testimonianze dei varesini che vissero quegli anni ricordano che all’interno del ristorante Belvedere, alla fine della cena, erano proposte danze che continuavano fino a notte fonda.

Nel 1947 un incendio devastò l’ultimo piano del Grand Hotel, che venne sostituito con una struttura prefabbricata.

La chiusura della funicolare nel 1958 condusse al lento declino del flusso turistico e nel 1968 albergo e ristorante dovettero chiudere.

Nei vent’anni successivi l’albergo venne a poco a poco privato di molti pezzi d’arredo d’epoca e la mansarda prefabbricata fu rimpiazzata da una copertura in muratura rivestita con guaine bituminose e fogli di rame.

Con l’inizio degli anni Ottanta, la famiglia d’imprenditori varesini Castiglioni, proprietari della Cagiva e della Pallacanestro Varese, comprò l’albergo per usarlo come base per i tralicci radio delle emittenti radiotelevisive private.

Ancora oggi lo stabile del Grand Hotel è solo un supporto per antenne, molte delle quali inservibili e alcune rimosse di recente, che sono sorvegliate da un custode, che si occupa anche della manutenzione al tetto e della difesa da vandalismi e ulteriori furti.

Ma l’area dell’albergo ha conservato un notevole fascino ed è ancora meta di curiosi, appassionati, studenti d’arte ed escursionisti, che usano i sentieri circostanti per salire presso la struttura, mentre nella settimana di Ferragosto davanti allo stabile, si svolge la festa degli Alpini, che attira molti turisti.

Le idee per riaprirlo non sono mai mancate, tra le ultime si parla dell’eventualità a riconvertirlo in centro benessere oltre che in albergo con appartamenti, secondo un progetto elaborsto da Marco Colnago e Cristina Monesi, compagni di studi e lavoro.

Il destino del Grand Hotel di Varese è sulla scrivania del sindaco di Varese Davide Galimberti, che a tale proposito ha dichiarato “Il primo obiettivo che la mia Giunta si propone di centrare è di togliere le antenne dal tetto del Grand Hôtel Campo dei Fiori. Occorre farlo, dopo tutti questi anni di promesse. Poi incontreremo la proprietà dell’albergo per capire se ci sono i presupposti per riportarlo in vita. C’è da verificare innanzitutto il grado di attrattività turistica della nostra città, poi sarà il momento di stendere un progetto che interessi l’intero comprensorio Sacro Monte-Campo dei Fiori: non sarà estranea l’interazione con l’assessorato alla Cultura e Turismo, grazie all’esperienza di Roberto Cecchi. Ogni idea per una futura destinazione del Grand Hôtel è benvenuta, previa verifica con le parti”.

Altre idee, esposte dal vicesindaco Daniele Zanzi, vedrebbero la riconversione del Grand Hotel in un centro universitario d’eccellenza ambientale, con la possibilità di una sede dove tenere lezioni e seminari, ma anche con una foresteria in grado di accogliere docenti e allievi.

La domanda che ci si pone, è davvero la cosa più urgente a Varese?

Centro benessere, polo universitario, struttura alberghiera di lusso: sono davvero progetti realizzabili per il futuro di questa storica struttura di Varese? O sono semplicemente castelli in aria? Come quelli che si avvicendano dal 1968 e di cui ormai abbiamo perso il conto.

Pubblicato su http://www.labissa.com 

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