Tamagno and Friends

bassa Villino Liberty a Velate - Ph. Luigi Matteoni

Sarà la voce di Francesco Tamagno a chiudere la mostra Liberty non amour.

Sabato 10 agosto alle 18,30, la voce di Francesco Tamagno risuonerà nel Battistero di Velate, con quella degli amici cantanti che invitò nelle serate di gala presso il Teatro Sociale di Varese, nel 1893 e nel 1903, e nel teatrino privato della sua Villa Margherita.

La voce squillante del tenore, che scelse Varese come sua residenza, si farà risentire da un grammofono Fonotipia del 1904 con tromba azzurra a corolla del diametro di 60 centimetri, adatto alle grandi sale.

Di umili origini, Francesco Tamagno era nato nel quartiere di Borgo Dora, a Torino, il 28 dicembre 1850 in una famiglia composta da quindici tra fratelli e sorelle, dieci dei quali morti in giovanissima età, per colera e per tubercolosi.

Suo padre Carlo era l’oste di una trattoria a Porta Palazzo e aveva la passione per il bel canto che trasmise ai suoi figli.

Francesco, che era molto dotato per la musica, prese alcune lezioni da un maestro di Torino e faceva settimanalmente i suoi esercizi corali sotto le arcate del Ponte Mosca della Dora, in un luogo lontano dalle abitazioni.

Un giorno seppe che il Teatro Regio aveva urgente bisogno di un tenore, per l’opera Poliuto, poiché uno dei comprimari si era ammalato e il maestro che gli insegnava canto ne era informato, così segnalò il suo nome.

Dopo aver esordito nel 1871 a Torino, come comprimario nel Poliuto, Tamagno conquistò il suo primo successo a Palermo, nel 1875, in Un ballo in maschera, poi fu scritturato alla Fenice di Venezia, nel 1874, come Pery ne Il Guarany e al San Carlo di Napoli.

Debuttò nel 1878 alla Scala di Milano, ne L’Africana e cantò anche al Metropolitan di New York, nel 1894, come Arnold nel Guglielmo Tell e fu Gabriele Adorno nella seconda versione del Simon Boccanegra di Verdi al Teatro della Scala il 24 marzo 1881.

Fu anche il protagonista della prima assoluta dell‘Otello di Giuseppe Verdi, il 5 febbraio 1887, che divenne in seguito il suo cavallo di battaglia.

Il 2 settembre 1879 nacque la sua unica figlia Margherita (1879-1942) da una relazione clandestina con una nobildonna sposata.

Tamagno, che non rivelò mai il nome della donna, amò profondamente la sua bambina,  portandola ovunque con sé e accudendola con amore, in una situazione insolita per il primo Novecento.

L’ultima esibizione pubblica dell’artista avvenne il 27 marzo 1905 al Circolo degli Artisti di Torino, poi la sua salute declinò al punto di sospendere la sua attività a tempo indeterminato.

La sera del 30 agosto 1905, mentre era da un amico a Varese, Tamagno fu colto da un’emorragia cerebrale e  venne quindi trasportato nella sua dimora cittadina, Villa Margherita, dove i medici cercarono di salvargli la vita.

Nella notte però ci fu un secondo attacco e il tenore si spense alle 7:30 del giorno dopo.

I funerali si tennero il 5 settembre a Torino e il famoso librettista Arrigo Boito, suo caro amico, fu tra coloro che portarono a spalle la bara.

Tamagno è sepolto in un mausoleo bianco all’interno del Cimitero monumentale di Torino, acquistato dal Comune di Torino nel 1990 e restaurato nel 1999.

La sua dimora di Varese, oggi nota come Villa Tamagno, è entrata a far parte del patrimonio edilizio dell’Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi.

L’evento, che concluderà la mostra Liberty Mon Amour, è a cura di Mario Chiodetti.

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