I Mirabili Mostri di Baj a Legnano

Il ciclo narrativo dell’Apocalisse, un capolavoro realizzato da Enrico Baj tra gli anni Settanta e Ottanta, ora arriva a Legnano, negli spazi di Palazzo Leone da Perego e del Museo Maga, dove, dal 6 novembre al 26 febbraio, sarà allestita la grande mostra dal Mirabili mostri.

Saranno esposti vari dipinti a dripping, una grande tela e 150 sagome dipinte su tavola che insieme spiegheranno come il maestro milanese denunciava senza fare sconti, ma sempre con ironia, mali della contemporaneità.

La rassegna è curata da Emma Zanella, Chiara Gatti e Roberta Cerini Baj, vedova dell’artista con cui è stata legata per 40 anni, vivendo tra Milano, Parigi e lo studio di Vergiate, immerso nel verde tra il lago Maggiore e quelli di Comabbio e Monate.

Evento in collaborazione con la Fondazione Marconi di Milano e l’Archivio Baj di Vergiate (Va), rientra nella linea espositiva del Polo museale dell’alto milanese per l’arte contemporanea per un unico progetto culturale delle due sedi del MA*GA di Gallarate e di Palazzo Leone da Perego a Legnano, dedicato ai grandi maestri di area lombarda.

“Baj” dice il sito del Maga “milanese di origine, ha, infatti, legato lunga parte della propria esperienza al territorio di Varese, in particolare a Vergiate, dove si trasferì alla fine degli anni sessanta. Dopo la retrospettiva recentemente tenuta ad Aosta, che testimonia la continua attenzione della comunità artistica verso il lavoro di Enrico Baj, l’esposizione legnanese approfondisce un importante capitolo della sua vicenda creativa, ovvero si concentra sul ciclo narrativo costituito dall’Apocalisse, un’installazione di grandi dimensioni realizzata a cavallo tra gli anni settanta e ottanta. A questa opera Baj si dedicò in maniera totale, aggiungendo sagoma a sagoma, personaggio a personaggio, in una giostra di creature maligne e grottesche, un carosello di mostruosità esuberanti, un abisso psichedelico di danze macabre concepite per essere lo specchio di un mondo in degrado, viziato dal benessere a tal punto da non accorgersi del gorgo che lo inghiotte. La denuncia ai mali della contemporaneità sferrata da Baj a suon di linguacce e gestacci, di nomi osceni e irriverenti (Linguinbocca, Mangiagiduglie, Ranocchio cornuto, Cazzorittocannibal-mangiabambini) fa riflettere sulle miserie dell’umanità e su quell’ansia di potere che ha corrotto anche i suoi personaggi più mansueti, trasformandoli in piccoli demoni”.

Il percorso allestito a Palazzo Leone da Perego sarà per sezioni tematiche, con un corredo didattico che narrerà la storia dell’Apocalisse fin dalle sue origini.

Enrico Baj nacque a Milano il 31 ottobre 1924 e ha preso parte alle avanguardie degli anni Cinquanta, fondando il movimento nucleare che fu decisamente innovativo sia dal punto di vista formale sia da quello ideologico, con contatti con artisti e intellettuali europei. Artista, scultore, pittore, creatore, anarchico nello stile e nelle idee, visionario ma abilissimo nel tradurre in arte le sue concezioni ed i suoi pensieri.

Con Lucio Fontana, Piero Manzoni, Sergio Dangelo, Joe Colombo, Lucio Del Pezzo, Baj ebbe buoni rapporti con Max Ernst, Marcel Duchamp, Yves Klein, E.L.T. Mesens, Asger Jorn e altri artisti del gruppo Cobra, con il nouveau realisme, il surrealismo e la patafisica.

Delle attività di quegli anni, assieme alle numerose mostre personali e di gruppo in Italia e in tutta Europa, ci sono i manifesti, come quello della Pittura nucleare (1952) e quello di Contro lo stile (1957) che vanno oltre la sistematica ripetitività del formalismo stilistico, oltre alla fondazione con Jorn nel 1954 di quel “Mouvement internetional pour une Bauhaus imaginiste”, che per primo andava contro la forzata razionalizzazione e geometrizzazione dell’arte, oltre al  dominio della linea retta e dell’angolo retto.

L’opera di Baj è divisa in vari periodi, sotto il segno dell’ironia e del continuo rinnovarsi dell’espressività.

Da un lato ci sono gli specchi, i mobili, i meccani, le dame, le modificazioni, i d’aprés. rifacimenti parodistici di Picasso, Seurat e altri, del filone ludico e giocoso, dove prevale il piacere di fare pittura con ogni sorta di materiali, dove il collage fornisce molteplici varianti e possibilità.

Dall’altro, con le figurazioni nucleari degli anni Cinquanta, che testimoniano le paure seguite a Hiroshima e proiettate nel futuro, c’è un forte impegno civile contro ogni tipo di aggressività, che si vede nei “generali” e le “parate militari” degli anni Sessanta e arriva negli anni Settanta a tre grandi opere, I funerali dell’anarchico Pinelli (1972), Nixon Parade (1974), sull’impeachment del presidente americano, e l’Apocalisse (1979).

Negli anni Ottanta, Bay si accostò al teatro, collaborando a Ubu re di Alfred Jarry, messo in scena da Massimo Schuster nel 1984, con una cinquantina di marionette in meccano usate da Schuster come elementi di un teatro di oggetti.

Dall’Apocalisse in avanti, la critica della contemporaneità diventa sempre più presente nell’opera di Baj, con opere come Epater i robot (1983), cui fa seguito il Manifesto del futurismo statico (1983-86) e i Manichini (1984-87), figure senza volto, spersonalizzate, con evidenti riferimenti al manierismo e alla metafisica.

In seguito Baj attacca il kitsch, che ritiene, essere il solo “stile” che connota il mondo di oggi, con le parodie di Amore e Psiche, Adamo ed Eva, la Bella e la Bestia, le Tre Grazie, realizzati in maiolica a Faenza nel 1991.

Nel 1993 inizia il ciclo delle Maschere tribali, simboli di un moderno “primitivismo” con cui la società opulenta vuole rifarsi un look, e nella linea si collocano i Feltri (1993-98) e i Totem (1997).

Tra le maschere e i totem si colloca Berluskaiser (1994), satira della conquista del presidente del Consiglio attraverso i media e la partita di calcio, oltre a un Monumento a Bakunin del 1996, omaggio all’anarchia alle cui idee libertarie l’artista si è sempre sentito vicino.

Baj ha sempre avuto stretti rapporti con poeti o letterati italiani e stranieri, con collaborazioni e edizioni con André Breton, Marcel Duchamp, Raymond Queneau, André Pieyre de Mandiargues, Jean Baudrillard, Octavio Paz, Edoardo Sanguineti, Umberto Eco, Roberto Sanesi, Giudo Ballo, Italo Calvino, Paolo Volponi, Giovanni Giudici, Alda Merini e altri ancora, oltre ad aver illustrato il De rerum natura di Lucrezio, Tacito, il Paradiso perduto di John Milton, la Caccia allo snark di Lewis Carroll, gli Epigrammi di Marziale, i Sonetti di Pico della Mirandola.

Dopo i Feltri, presentati a Parigi nel gennaio 1999, Baj va sulle tracce di Marcel Proust, con una serie di 164 ritratti ispirati ai Guermantes, ai loro nomi altisonanti, agli intrighi dell’affare Dreyfus, a quel mondo raffinato, decadente e spesso grottesco.

Nel 2001 inizia un nuovo ciclo dedicato alle Storie di Gilgamesh e nel 2002 realizza il ciclo Idraulica esposta alla galleria Marconi, che fu il suo ultimo lavoro prima della morte, avvenuta a Vergiate il 16 giugno 2003.

Pubblicato su: www.labissa.com 

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