Meina Ferragosto a Villa Faraggiana

Sarà davvero un ponte di Ferragosto originale tra cultura, natura, effetti multimediali, storie e racconti sul Lago Maggiore, nel suggestivo scenario del Museo Meina, collocato nel complesso panoramico del parco, con chalet, di Villa Faraggiana, gestito dalla Fondazione UniversiCà

Da sabato 12 a martedì 15 agosto una serie di aperture straordinarie, dalle 16 alle 19, offrirà una carrellata di proposte indicate per tutta la famiglia.

La prima è il grande percorso multimediale Vox Horti, che tra videoproiezioni, ologrammi, esperienze interattive, luci e suoni, coinvolgerà i partecipanti in un grande racconto dedicato al rispetto della Natura.

Sarà un viaggio interattivo nelle sale del museo alla scoperta della Terra con diversi livelli di lettura, per gli adulti è un’interessante scoperta tra citazioni artistiche, letterarie, scientifiche, storiche legate al mondo del parco, per i bambini sarà una bella fiaba tra sorprendenti effetti, prove da superare, enigmi, labirinti e buffi personaggi.

Oltre a questo percorso si potranno vedere un’originale collezione di Doll’s Houses, una serie di ambienti in miniatura dedicata alle festività, le Arlecchinate, dove simpatiche vicende sulla maschera italiana più famosa, Arlecchino, vengono rappresentate in un teatrino con ologrammi a dimensione reale.

E per i più piccini verranno proiettati i cartoon di MaschEmotion, dove si vedranno le buffe storie delle maschere della tradizione italiana come Brighella, Colombina, Pantalone e altri personaggi con originali animazioni.

Villa Faraggiana, con la sua facciata neoclassica, è considerata uno degli edifici più maestosi e significativi della sponda piemontese del Lago Maggiore. Si trova in una splendida posizione panoramica tra Arona e Meina, lungo la Statale del Sempione.

E’ un’elegante costruzione a pianta rettangolare a due piani, che si affaccia sul lago, riconoscibile dal suo stile essenziale, che rendono il complesso maestoso con il suo taglio squadrato netto. Uno dei tratti distintivi è la cancellata posta lungo il perimetro che corre sulla strada del Sempione, con il grande ingresso, caratterizzato da due colonne ai lati, sormontate da dei leoni in pietra accovacciati.

La villa venne fatta costruire nel 1852 (con i lavori terminati tre anni dopo), dal senatore Raffaello Faraggiana, su progetto dell’ingegnere di Galliate, Antonio Busser. Il senatore era un vero e proprio mecenate, un appassionato di cose rare e antiche. Nel tempo raccolse in questa villa autentici tesori d’arte e di storia e trasmise la sua passione nell’ambito famigliare.

I Faraggiana erano una nobile famiglia originaria di Sarzana in Liguria, trasferitasi a Novara verso la seconda metà dell’Ottocento.

La famiglia gestiva in Piemonte diverse attività imprenditoriali e commerciali, soprattutto nel settore agricolo, vantando anche molte e importanti relazioni a livello sociale e politico.

La scelta di questo luogo non fu casuale ma mirata. La sponda piemontese del Verbano stava diventando, uno dei posti più ricercati per l’elite europea. L’apertura della strada statale del Sempione favoriva i viaggi e i commerci con i paesi al di là delle Alpi e verso Milano. La ferrovia era arrivata anche nella vicina Arona, rendendo così Meina facilmente raggiungibile anche da Torino e da Genova, sedi di famiglie nobiliari, permettendo anche l’apertura di nuove e rapide vie commerciali.

Inoltre il terreno dove sorge la villa apparteneva ad Amalia de Bayer, moglie di Alessandro Faraggiana, la quale, rimasta vedova del primo marito Carlo de Albertis, era tornata con un bambino piccolo di un anno, in seno alla famiglia che risiedeva a Pallanza, poco distante da Meina.

La sua facciata, molto ampia si armonizza con lo stile neoclassico dell’edificio è ricca di particolari, come il timpano, gli altorilievi raffiguranti la divinità allegorica romana della Fama, da cinque medaglioni raffiguranti i grandi della letteratura italiana, Dante, Boccaccio, Petrarca, Ariosto e Tasso, e da undici busti di altri illustri personaggi italiani.

Il legame tipicamente neoclassico con la cultura antica è riconoscibile anche dall’iscrizione osservabile sul frontone triangolare, con il motto Hoc erat in votis, tratto dai Sermones di Orazio.

Una monumentale e scenografica scalinata precede un portico sostenuto da quattro colonne, la cui copertura è un terrazzo.

E’ immersa in un parco di circa settanta ettari, che agli inizi del Novecento era ricco di piante pregiate e ricoperto da splendide orchidee, e popolato di animali esotici vivi e impagliati.

Annesse si trovano le abitazioni per i custodi, un frutteto, limonaie e serre per la produzione di frutta e verdura anche d’inverno, e infine un studio fotografico, passione del Marchese Faraggiana.

Una delle caratteristiche del complesso della Villa è lo chalet-museo in legno, voluto proprio dal senatore Raffaello Faraggiana, costruito alla fine dell’Ottocento, nell’ultimo decennio dell’ottocento, con i lavori sempre affidati all’architetto Busser, terminati nel 1904. La struttura particolarissima nella forma e nello stile vede anche una torre con orologio. Negli anni raccolse una sontuosa esposizione etnografica composta da utensili delle popolazioni africane, animali impagliati, trofei di caccia, cartoline.

Durante la Seconda guerra mondiale l’edificio ospitò un piccolo gruppo di sfollati della Montedison di Milano, poi il comando alleato con i soldati sudafricani e infine i superstiti dei lager nazisti, uscendone in parte danneggiata negli interni e nel sontuoso parco.

Nel 1949 Alessandro, figlio maggiore di Raffaello e Caterina, donò la proprietà alle Suore delle Poverelle dell’Istituto Palazzolo di Bergamo, che ne fecero una residenza per anziani fino al 2005, quando la vendettero a una società immobiliare.

Attualmente la villa è in vendita e viene aperta al pubblico in occasione delle giornate del Fai.

L‘edificio ha una superficie interna di circa 3000 metri quadrati, e oggi  è in gran parte vuota. Ancora notevole il salone di rappresentanza con il Trionfo delle arti”, affresco attribuito a Mosè Turri, o la stanza delle quattro stagioni”, così chiamata perché negli angoli del soffitto, entro finte cornici dorate, si riconoscono quattro ritratti di Caterina Ferrandi in altrettanti periodi della sua vita.

Altra sala degna di una visita è un locale pavimentato a parquet, la cui volta è dipinta con un blu intenso con decorazioni a losanghe in oro zecchino. Poco invece resta della cappella, dove nel 1874 si celebrò il matrimonio tra Raffaello e Caterina, sulla quale si affaccia una sorta di loggiato da cui che i proprietari assistevano alle funzioni.

Nell’estate 2017 nel complesso del Museo Meina ha preso il via un nuovo grande progetto, il “Borgo Ideale”, che prevede la realizzazione di un collettore culturale nel quale trattare tematiche legate al territorio, alla socialità e al vivere bene con il recupero funzionale di alcune strutture del sito al momento inagibili.

Tutte le informazioni e prenotazioni si possono avere contattando la Fondazione UniversiCà al numero 0321231655, visitando il sito www.museomeina.it o presso la pagina Facebook sul Museo Meina.

 

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