Una nuova vita per l’acqua di Vanzone San Carlo in Valle Anzasca

Le montagne della Val d’Ossola si confermano una volta di più ricche di metalli, da sempre sono note per la presenza di oro e di ferro, ma anche di argento, asbesto, mica muscovite in lamine anche larghe e tanti altri preziosi minerali. Montagne che raccolgono acque e le restituiscono ricche di metalli, utili all’uomo come dimostrano le varie fonti termali di Bognanco, Crodo e Premia. Ma non solo…

Per la fine del 2017 in tutte le farmacie ci sarà una novità, o meglio un ritorno, quello dell‘Acqua Vanzonis, infatti, la multinazionale Ibsa Farmaceutici Italia e il Comune di Vanzone San Carlo, borgo di 500 residenti posto a 670 metri di quota in Valle Anzasca, sulla strada che porta a Macugnaga, hanno firmato un accordo che permetterà l’uso della sorgente collocata ai piedi del Monte Rosa.

L’azienda della provincia di Lodi possiede ora una concessione di cinque anni per l’uso dell’acqua della fonte per la vendita e distribuzione di fialette che saranno utilizzate per cure in ambito prevalentemente otorinolaringoiatrico, il Comune riceverà 10 mila euro annuali per lo sfruttamento delle acque della miniera dei Cani, da cui era estratto l’oro sotto i Borromeo, e 25 centesimi per ogni confezione di fialette venduta. Il contratto di fornitura di acqua e marchio permetterà al Comune di Vanzone “di incassare delle royalties che potrà reinvestire nel percorso di avvicinamento alla creazione delle terme. Si stima un prelevamento di circa 42.000 litri d’acqua entro il terzo anno di attività.

L’acqua Vanzonis sarà usata anche come cosmetico, dopo che il Consiglio comunale ha accettato il suggerimento della ditta Genico di Ascona di una sperimentazione legata alla commercializzazione dell’acqua per una linea di prodotti cosmetici con il logo Vanzonis.

L’acqua arsenicale ferruginosa della Fonte dei Cani ha origine presso le antiche miniere aurifere omonime, a 1450 metri d’altezza, in Valle Rossa, collocata a circa due ore di cammino a nord della frazione di San Carlo. Dalle miniere sgorgano numerose sorgenti, con caratteristiche idrochimiche differenziate, alcune delle quali presentano una forte acidità e un’elevata mineralizzazione, con presenza di arsenico, ferro e numerosi altri metalli. Queste acque confluiscono poi in un unico rio, il Crotto Rosso, il cui greto è coperto da una patina ocracea per il deposito ossidi idrati di alcuni dei metalli in soluzione, in particolare ferro.

L’Acqua Vanzonis è caratterizzata da forte acidità, con valori di pH compresi tra 2.4 e 2.5, ed è indicata in numerose patologie. Da quelle che colpiscono la tiroide, alle anemie, a quelle funzionali e organiche del sistema nervoso. A quelle ginecologiche, dermatologiche di diverso tipo, acque indicate anche per le cure delle malattie legate all’apparato otorinolaringoiatrico. Le indicazioni dermatologiche, per le peculiarità microbiologiche, rappresentano senz’altro la più interessante possibilità applicativa per l’Acqua Vanzonis, nonché per i fanghi che ne derivano, che hanno una spiccata attività antibatterica.

Acque conosciute sin dai tempi più antichi dalle popolazioni dei Celti, i primissimi a scoprire l’oro in zona, a scavare le miniere e a usufruire dei benefici delle acque locali. Dalle miniere sgorgava, infatti, una sorgente arsenicale – ferruginosa con la presenza di acido carbonico che, scorrendo poi all’aria libera, consegna la colorazione rossastra del greto del torrente. La scoperta delle sorgenti è antichissima, ma solo nel secolo scorso si sono iniziate ricerche sistematiche per la loro utilizzazione.

Nel medioevo l’area venne controllata dalla famiglia del capitano di ventura, Bonifacio (Facino) Cane, famoso per la sua crudeltà e la sua violenza, posta al servizio dei Visconti. Risale a quel periodo infatti, lo sfruttamento delle miniere sopra San Carlo e Vanzone, dette le “miniere dei Cani”. Nei primi anni del 1400 vi fu una furiosa e sanguinosa rivolta contro l’arroganza e la prepotenza della famiglia dei Cani che fu cacciata e le miniere vennero abbandonate.

Nei tempi successivi le attività minerarie si ingrandirono: nel 1481 vennero affidate alla famiglia Borromeo che le utilizzò fino agli albori del XIX secolo. Lo sfruttamento più intensivo prese avvio nel XVII secolo, con lo scavo dei primi tratti delle gallerie, che, alla fine, si estesero per tutta la valle, da Ceppomorelli a Macugnaga.

Dopo i Borromeo subentrarono cercatori locali, quindi, nella seconda metà dell’800 le miniere furono acquistate dalla “The Pestarena Gold Mining Company Ltd” con sede a Londra così come altre della zona, costituendo un complesso minerario che fu giudicato il più importante d’Europa.

Un primo accenno scritto all’arsenico, da sempre diffuso nelle fonti termali, nell’acqua del Crotto Rosso del Comune di Vanzone con San Carlo, è riportato nel saggio di Croppi e Strologo datato 1803, mentre Fantonetti (1836) cita le acque della “Miniera dei Cani” nel suo libro sulle miniere ossolane, ma non dice nulla sulle sue proprietà terapeutiche.

Agli inizi del 1900, grazie al medico locale Attilio Bianchi, nacque la Società Anonima Sorgenti minerali e Miniere di Vanzone d’Ossola, con direttore sanitario lo stesso Bianchi, per far conoscere, analizzare e studiare le acque.

Negli anni successivi, si tennero congressi e convegni, mostrando i risultati delle applicazioni cliniche di queste acque e nel 1907 questo materiale venne raccolto in un opuscolo con relazioni e giudizi di ben 95 tra medici, direttori di cliniche e istituti universitari.

Venne fatto un tentativo, purtroppo fallito, di canalizzare l’acqua fino a Stresa, nell’ambito di un progetto di turismo integrato lago-montagna.

Il 6 marzo 1909, venne fondata a Milano la Società Anonima Miniere e Acque Arsenicali, che modificò gli obiettivi aziendali della precedente, puntando anche ad aprire le terme arsenicali di Stresa, in un tentativo di turismo integrato lago-montagna, dove l’acqua di Vanzone doveva arrivare fino all’area termale in riva al lago, grazie a una tubazione di oltre 40 chilometri, ma la prima guerra mondiale portò al suo scioglimento e al decadimento della concessione. Fu l’Hotel Regina di Vanzone dove erano effettuate le cure, a sfruttare al meglio la sorgente e l’acqua era portata a spalla soprattutto da donne, poi con una teleferica in contenitori di vetro e legno, dalle miniere fino in paese.

Negli anni successivi, nonostante una serie d’iniziative volte a promuovere l’utilizzo delle acque, niente di veramente rilevante accadde, mentre la concessione per lo sfruttamento delle miniere e delle acque di Vanzone con San Carlo passò a varie società che si susseguivano con alterne fortune.

Nel 1961 il Consiglio della Valle Anzasca fondò la società Terme del Monte Rosa, che aveva come scopo la valorizzazione delle sorgenti delle Miniere dei Cani.

Un nuovo studio idrogeologico fu svolto da Bertolami (1962), mentre la Professoressa Bertoglio-Riolo dell’Istituto di Chimica Generale e Organica dell’Università di Pavia, svolse un’analisi chimica e il Professor Checcacci, direttore dell’Istituto di Igiene e Microbiologia della stessa università, eseguiva uno studio igienico batteriologico che portò la fonte a essere classificata come “Acqua arsenicale ferruginosa batteriologicamente pura”.

Dopo il 1970 l’attenzione verso questa sorgente e le sue acque curative, che era vivissima, andò scemando. Un nuovo impulso alla valorizzazione delle acque accadde nel 1980, quando la Comunità Montana della Valle Anzasca promosse il simposio Miniere d’oro e le acque arsenico ferruginose della Valle Anzasca per valutare la possibilità di avviare prospezioni atte a saggiare la redditività estrattiva dell’oro, e le ipotesi di sfruttamento terapeutico delle acque. Come conseguenza ci furono le delibere del Comune di Vanzone con San Carlo (Dic. 1980) e dell’U.S.S.L. con il consenso della Regione Piemonte e della Comunità Montana della Valle Anzasca.

Il 18 giugno 1981 venne indetta dalla Regione una riunione a Domodossola allo scopo di valutare la possibilità di sfruttamento delle sorgenti arsenicali dei Cani, in cui fu deciso di dare avvio a una nuova campagna di analisi, curata dal Laboratorio di Sanità Pubblica di Novara; l’analisi risultante fu effettuata solo sulle acque di accumulo, poiché nel frattempo alcune frane avevano ostruito in galleria l’accesso alla sorgente pura.

Nel 1983 il Comune affidò all’Istituto Studi Alpini Italiani di Domodossola una nuova indagine, con il compito di rendere nuovamente accessibili le sorgenti della miniera abbandonata. Il ribasso fu nuovamente raggiunto, nonostante i ristagni d’acqua, i depositi di argilla e due ostruzioni di frana, successive all’abbandono delle miniere.

I lavori di ricerca permisero di individuare la sorgente e furono inoltre eseguite nuove analisi chimiche, che evidenziavano le proprietà delle acque.

Nel 2004, grazie a fondi europei, è stata bonificata la galleria della miniera che porta alla sorgente canalizzando l’acqua fino a portarla in paese.

Un dato veramente rilevante sono infine le conclusioni delle analisi dell’Università di Pavia datate 2005, che hanno evidenziato nell’acqua ben 65 elementi metallici: le fonti di Vanzone con San Carlo sono probabilmente le più ricche di minerali al mondo, un primato assoluto. I geologi hanno affermato che, per arricchirsi di così tanti minerali, l’acqua resterebbe a contatto con le rocce della montagna per un periodo compreso tra i 150 e i 200 anni.

Il vero sogno di Vanzone San Carlo, tuttavia, sono le terme, per sfruttare al meglio le sue acque, per le quali è già stato realizzato uno studio di fattibilità, in collaborazione con il Politecnico di Milano

Un progetto che se portato in porto sarebbe un bel volano per l’economia della valle e un ulteriore attrattiva ai turisti che affollano Macugnaga e dintorni. Il nodo, però, è rappresentato dai costi.

Intanto il Comune il 12 agosto festeggerà l’inaugurazione della nuova casa Vanzonis, con una mostra e un festival musicale estivo.

Il sito: www.acquavanzonis.it

www.facebook.com/acquavanzonis/

Pubblicato su: www.labissa.com

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