Marc Chagall e Ottavio Missoni. Sogno e Colore in mostra a Sesto Calende

Chi avrebbe mai pensato che si potesse accostare un grande pittore a uno stilista che ha rivoluzionato l’uso del colore? Eppure è cosi…

Marc Chagall e Ottavio Missoni sono stati due maestri di arte e originalità, segnati dalla continua ricerca della bellezza e delle possibilità del colore.

A loro è dedicata la mostra “Marc Chagall-Ottavio Missoni, Sogno e Colore”, dal 21 ottobre al Museo Archeologico di Sesto Calende.

Alla base di questa esposizione c’è una grande intuizione che la rende un evento davvero nuovo e originale, come ha spiegato il curatore e figlio di Ottavio, Luca Missoni “Il colore è senz’altro alla base di entrambe le esperienze. Nel riflettere su questo connubio e su come affiancare le opere in mostra, rivedevo i colori di Chagall nei lavori di mio padre, nei suoi disegni e nei suoi arazzi. Ma non è solo questo ad accomunare i due artisti. Entrambi hanno vissuto momenti difficili e dolorosi ma la loro opera è stata sempre positiva e serena. Anche l’amore è stato una costante per tutti e due, una fonte d’ispirazione continua”.

“Il colore c’è sempre” dice Rosita Missoni ”e anche nel caso di Chagall, come per Ottavio, non è un colore puro ma una sua derivazione. Il tratto e i disegni conservano anche un po’ d’ironia e anche questo credo sia un tratto comune a entrambi”.

Tra sfumature e contrasti, luce e leggerezza, linee fluide e motivi geometrici l’esposizione, in una cornice insolita come il museo archeologico che racchiude la testimonianza di una delle civiltà più antiche della storia dell’uomo, unisce opere profondamente diverse ma che in un certo senso hanno la stessa sfumatura.

Hanno partecipato all’inaugurazione il sindaco Marco Colombo e l’assessore alla cultura Silvia Fantino che, con grande soddisfazione, hanno spiegato il lavoro svolto e l’impegno per portare a Sesto un evento così importante.

Presente era anche l’assessore regionale Cristina Cappellini che ha illustrato l’importanza di fare rete per valorizzare il patrimonio culturale e la ricchezza del territorio lombardo.

Ottavio Missoni, per amici e famigliari Tai, nacque l’11 febbraio 1921 a Ragusa in Dalmazia, l’attuale Dubrovnik in Croazia. Il padre Vittorio Missoni, capitano, figlio di un magistrato, era di origine friulana, mentre la madre, dalmata, era dei de’ Vidovich, una nobile famiglia di Sebenico.

A soli sei anni Ottavio si trasferì con la famiglia a Zara, dove trascorse gran parte dell’infanzia e dell’adolescenza fino a vent’anni. Rimarrà sempre legatissimo alla sua terra natia, proclamandosi “Sindaco della libera città di Zara”. Ottavio Missoni ha sempre voluto incarnare lo spirito dei profughi cacciati via a forza da quelle terre italiane. E in ogni occasione possibile lo rimarcava, cercando di essere sempre presente come testimone a ogni convegno e commemorazione sugli esuli di Fiume-Dalmazia-Istria.

Durante questo periodo si appassionò allo sport e in particolare all’atletica leggera, facendone una vera e propria ragione di vita, sottraendo tempo anche al “Liceo Oberdan” di Trieste dove la madre lo aveva iscritto, ma con lo studio, a parte il disegno, non ebbe un grande feeling. Cosa che invece mantenne con lo sport, fino agli ultimi anni della sua esistenza. Il talento c’era e non passò molto tempo che Ottavio si affermò come brillante atleta tanto da vestire la maglia azzurra nel 1935, nei 400 metri piani e i 400 metri ostacoli.

Durante la sua carriera di atleta conquistò otto titoli italiani, ma il suo successo più importante a livello internazionale fu quello del 1939, quando divenne il campione mondiale studentesco a Vienna.

Negli anni della Seconda Guerra Mondiale, Missoni partecipò alla battaglia di El Alamein, venne fatto prigioniero dagli alleati, e dovette trascorrere quattro anni in un campo di prigionia in Egitto, riuscendo a tornare in Italia solo nel 1946, arrivando a Trieste, dove si fermò perchè la sua Zara era ormai occupata.

Dopo il conflitto tornò anche a correre, arrivando a partecipare alle Olimpiadi di Londra del 1948, dove raggiunse la finale dei 400 metri ostacoli, classificandosi al sesto posto, corse inoltre come secondo frazionista nelle batterie della staffetta 4 per 400.

A Londra Ottavio Missoni, 27enne di fatto profugo dalmata, incontrò la 16enne Rosita, nella capitale inglese per un viaggio-studio. Un incontro che sarebbe sfociato nel matrimonio e, pochi anni dopo, nell’avventura della maglieria e del colore.

Lontano dalla sua Zara, Ottavio per mantenersi lavorò saltuariamente come modello per fotoromanzi a Milano e nella vivace vita della metropoli fece la conoscenza di giornalisti, scrittori e attori di cabaret, e per il suo carattere gioviale e aperto divenne a sua volta un personaggio.

Contemporaneamente aprì un laboratorio di maglieria a Milano, la Venjulia, con l’aiuto dell’amico e socio Giorgio Oberwerger.

Il 18 aprile 1953 Ottavio sposò Rosita Jelmini, la cui famiglia già possedeva una fabbrica di scialli e tessuti ricamati a Golasecca, in provincia di Varese.

In poco tempo i Missoni, come saranno sempre chiamati, unirono i propri talenti spostando la produzione, ai tempi ancora quasi artigianale, qualche chilometro più in là, approdando in quel di Sumirago, con vista sul lago di Varese. Un luogo che rimarrà poi legato per sempre alla famiglia per le generazioni a venire, e dove tutt’ora c’è il cuore dell’azienda, fedeli a un vecchio detto lombardo e imprenditoriale, “Cà e butega”, casa e bottega.

Rosita disegnava i vestiti e preparava le confezioni, mentre Ottavio, che era il vero artista di casa e dava indicazioni, sperimentava, forte della sua personalità, schietta, estroversa e coinvolgente, viaggiava con il campionario per presentarlo ai negozianti, allora ancora molto legati al colore nero, cercando di convincerli a comprare i suoi vivaci tessuti colorati.

Nel 1954 nacque il loro primo figlio, Vittorio Missoni, cui seguirono Luca nel 1956 e Angela nel 1958.

Gli abiti firmati Missoni iniziarono ad apparire sulle riviste di moda nel 1960, mentre due anni più tardi, la macchina da cucito Rachel, usata per la lavorazione degli scialli, venne utilizzata per la prima volta per la creazione di vestiti, colorati e leggeri.

E da quel momento sui telai dei Missoni, inizieranno a battere tantissimi fili colorati, con accostamenti quasi impossibili, ma che saranno un segno indelebile nello stile e nella moda. Perchè a differenza di altri stilisti e designer, non sarà un taglio, una borsa, una scarpa a individuarli, la tanta pubblicità, ma solo il colore e i suoi accostamenti.

Nello stesso periodo, approdano con una collezione di abiti a righe alla Rinascente di Milano; la migliore vetrina per lanciare il loro stile.

Nel giugno 1966, la coppia Missoni, ottiene il primo grande successo, presentando alla stampa una collezione di rottura rispetto agli schemi tradizionali dell’uso della maglia e del colore.

L’azienda di stampo artigianale a Sumirago viene nel frattempo ampliata con l’aggiunta del padiglione della tessitura, per portare alla prima produzione intera, completamente sotto il controllo dell’azienda.

Nel 1970 Tai e Rosita, rompono nuovamente gli schemi, presentando alle sfilate di Palazzo Pitti a Firenze una collezione di grandissimo successo che gli americani battezzeranno poi ‘Put-together’ (metti assieme). Un lavoro che li porterà in breve tempo nel gotha della moda italiana e straniera. Vengono subito presi in considerazione tra i designer che avranno la maggiore influenza nella moda negli anni a venire.

Da questo momento in poi sarà una cavalcata inarrestabile.

Nel settembre del 1973 a Dallas in Texas, i Missoni vengono insigniti del prestigioso ‘Neiman Marcus Fashion Award’, ai tempi uno dei premi più importanti per la moda.

La prima boutique Missoni venne aperta a Milano nel 1976, tre anni dopo allestisce nel capoluogo lombardo una mostra di arazzi, che verrà poi riproposta con successo in moltissime gallerie in tutto il mondo, tra le più famose l’Art Museum University of California a Berkeley e la Yurakucho Asahi Gallery a Tokyo. Fama che arriva anche nell‘Iran dello Scià.

Sempre nello stesso anno 1979, Milano gli tributa la Medaglia d’oro di Benemerenza Civica, poi arrivano le onorificenze di Commendatore e Cavaliere del Lavoro conferitegli dal presidente della Repubblica.

Nel 1983 Missoni realizzò i costumi di scena, per la prima della Scala di quell’anno, Lucia di Lammermoor di Donzetti, interpretata da Luciano Pavarotti e Luciana Serra.

Nel luglio 1994, Firenze rende omaggio ai Missoni, con una mostra dal titolo esplicativo: ‘Missonologia’ allestita nel Ridotto del Teatro della Pergola. Un percorso di 40 anni di lavoro, studio e successi della coppia Tai-Rosita, occasione in cui venne conferito loro anche il ‘Premio Pitti Immagine’.

Nel 1997 a Londra la coppia viene insignita della laurea honoris causa “Honorary Royal Designer for Industry”, un’onorificenza che la Royal Society of Art conferisce ogni anno a un limitato numero di designer nel mondo. Ottavio Missoni consegue anche, nel maggio 1999, a San Francisco, la Laurea ad honorem ‘Doctor of Humane Letters’ dall‘Academy of Art College, la più importante Università a indirizzo artistico negli Stati Uniti.

Nella lunga carriera di Missoni nel campo della moda, la sua costante caratteristica fu quella di rimanere sempre con i piedi per terra, di non prendere troppo sul serio se stesso e il proprio mestiere, al motto di “Per vestirsi male non serve seguire la moda, ma aiuta”. Ma questo non gli ha impedito con l’amatissima moglie Rosita e l’aiuto dei figli, di creare un’azienda modello e innovativa, al punto che i suoi modelli si trovano in vari musei del mondo, tra i quali il ‘Metropolitan Museum of Art’ di New York.

Un tratto distintivo oltre al colore, che ha caratterizzato Missoni, è stato quello di essere “fabbrica”, “azienda”, solo come definizione, mantenendo sempre alto il valore dell’artigianato, dell’origine, non dando mai niente per scontato, curando con estrema meticolosità ogni passaggio della lavorazione. Passando questi concetti basilari, ai figli e ai nipoti che sono ora alla guida dell’impresa.

Nel 2011 usci l’autobiografia, scritta con il giornalista Paolo Scandaletti, intitolata “Ottavio Missoni – Una vita sul filo di lana”.

Il 4 gennaio 2013 il primogenito di Ottavio, Vittorio, con la moglie Maurizia, era uno dei passeggeri dell’aereo da turismo scomparso misteriosamente a Los Roques in Venezuela. 

Dalla tragica vicenda la salute di Ottavio cominciò ad accusare seri colpi, tanto che ad aprile di quello stesso anno fu ricoverato per uno scompenso cardiaco e poco tempo dopo mori a 92 anni nella sua casa-azienda di Sumirago.

La mostra, che rimarrà aperta fino al 31 dicembre, ospiterà i cicli dell’Esodo e della Bibbia di Chagall accanto ai disegni e agli arazzi di Missoni, tra centinaia di tonalità e un colore viola che sembra racchiuderle tutte.

Un accostamento davvero originale e da vedere.

Pubblicato su: www.labissa.com 

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