Sulle tracce dei Re Magi in Insubria

Una delle tradizioni più sentite a Milano e in Lombardia é quella dei Re Magi, come narra questa poesia di Pietro da Bascapé, considerato il primo poeta volgare milanese:

Al signo de una stella respendente

tri magi venen da oriente,

zevan quirando ( andavano cercando ) lo filiol de Deo

lo qual è nado rex de li çudei.

……………….

Li nomi di li magi l’ un è Guaspar,

l’ altro Marchion, l’ altro Baldeçar.

Zascun se ‘n va in soa region,

sì como per l’ angelo a lor ven in vision.

Forse non tutti sanno che a Induno Olona, Erba e Crescenzago, nel cuore dell’Insubria, tre piccole chiese locali celano il culto dedicato ai Re Magi, nate quando nel Medioevo le loro reliquie, partite da Milano in viaggio verso Colonia, in Germania, passarono proprio in questa zona, dove storia e leggenda si tengono per mano ancora oggi.

A Induno Olona, nell’omonima valle, quando nel 1738 venne presa la decisione di costruire una chiesa consacrata ai Re Magi, il nobile Giacomo Antonio Bernasconi donò un terreno all’estremità orientale dell’abitato di Olona e promosse la raccolta dei fondi necessari alla costruzione dell’Oratorio.

I lavori iniziarono nel 1741 e proseguirono fino al 1746, anno della consacrazione.

La pianta dell’edificio è longitudinale, a navata unica, mentre il soffitto ha due volte, una sopra l’altare, che corrisponde a una volta a vela, quella centrale è sferica su pennacchi.

La facciata è divisa su due ordini sovrapposti e termina nella parte centrale con un arco rialzato, con una superficie modulata creando un insieme elegante nell’alternanza tra concavità e convessità, che culmina nel gioco che le lesene creano sugli spigoli delimitanti la parete facciale.

Le linee essenziali della facciata vengono riprese nella finta ancora marmorea realizzata all’interno nella parete absidale, con un identico gioco prospettico della struttura architettonica.

Sull’altare si trova una pala raffigurante l’Adorazione dei Magi, che rispecchia l’iconografia tradizionale, con i Re nell’atto di offrire i doni a Gesù Bambino, mentre sulla parete destra della navata c’è una tela raffigurante l’Assunzione della Vergine, dal taglio tipicamente devozionale.

Di fronte all’Assunzione si trova un dipinto raffigurante l’Ascensione di Cristo, con parte inferiore San Pietro e Giacomo il Maggiore.

Altra opera interessante è quella raffigurante l’Estasi di San Francesco, rappresentato nell’atto di abbracciare il Crocifisso, mentre un angelo è nella parte destra in alto del dipinto, dove si apre uno scenario, simbolo del regno dei cieli.

Sulla parete opposta all’Estasi, c’è San Carlo in preghiera, mentre la tela sopra il portale d’ingresso raffigura il Rinnegamento di Pietro.

Nella frazione di Carpesino, a Erba, si trova l’oratorio dei Re Magi, edificato nel XVI secolo, quando i parrocchiani della chiesa di Santa Maria e dei Magi avviarono la procedura per ottenere la separazione dalla diocesi.di San Pietro di Brugora

Ma il culto dei Magi, tanto sentito dagli abitanti di Carpesino, era così vivo che quando nel 1860 l’oratorio venne consacrato a Santa Maria delle Rose, la popolazione lo considerò sempre l’oratorio dei Magi.

La chiesa fu per tre secoli la cappella privata all’adiacente Villa Nava e vi fu celebrato, nel 1806, il matrimonio del poeta milanese Carlo Porta con Vincenza Prevosti. 

Nel 1888 i Padri Barnabiti costruirono la nuova chiesa e da allora l’oratorio subì un lento e inarrestabile declino fino ad arrivare a uno stato di completo degrado e di totale abbandono.

L’oratorio dei Re Magi è rinato solo nel 2000, grazie a un intervento di restauro conservativo finanziato dal Comune di Erba, dalla Regione Lombardia e da alcuni privati.

La facciata a capanna presenta un portale in granito sormontato da una finestra circolare, mentre l’interno è formato da una sola navata con tetto a due falde e struttura a vista sostenuta da un arco ogivale.

Sul lato destro dell’arco ogivale minore si vede l’affresco settecentesco raffigurante San Rocco protettore degli appestati e dei viandanti, mentre sulla parete di fondo dell’altare c’è quello che rimane delle pitture murali risalenti al XVI secolo, una scena raffigurante la Crocifissione e nella fascia sottostante, due riquadri raffiguranti uno l’Adorazione dei Magi e l’altro San Rocco.

Purtroppo qualche anno fa l’affresco settecentesco dell’adorazione dei Magi, che era la pala dell’altare, è stato trafugato da ignoti e ne è rimasta a mala pena visibile solo la sinopia.

La mensa, decorata con motivi a quadrettatura fiorata e ai lati i risvolti di una tovaglia in lino bianco ricamato, risale al XVI secolo, mentre il pavimento originale è in cotto variegato.

Nascosta tra i palazzoni di Viale Palmanova a Crescenzago, un quartiere a nord est di Milano, si trova la Chiesa dei Santi Re Magi, dalle origini molto antiche.

L’edificio è ricordato già nel XII secolo come Santa Maria in Corte Regina e nel 1400 attorno alla chiesetta si trovava anche un Lazzaretto chiuso dopo la costruzione del più famoso a Porta Orientale. 

Nel 1611, il Cardinale Federico Borromeo, in visita a Corte Regina, scoprì che le monache, dette Vergini di Vecchiacchia, vi facevano celebrare messe, oltre ad aver introdotto il culto dei Re Magi.

Sconsacrata alla fine del Settecento, la chiesa fu venduta al Demanio, che la affittò come magazzino e deposito di materiali agricoli per i contadini locali, poi fu abbattuta l’abside e l’aula sacra per renderla un’abitazione per contadini.

Durante la seconda guerra mondiale, il campanile fu parzialmente distrutto e fu solo nel dopoguerra che il parroco di San Giuseppe dei Morenti iniziò i restauri per riutilizzare la chiesetta per il sempre più crescente nucleo abitativo del quartiere, che finirono il 6 gennaio 1967.

La chiesa è un edificio gotico in mattoni rossi alla lombarda, che però denuncia anche un’origine romanica.

Il portale è sormontato da un arco gotico cieco, con una formella con la Madonna col Bambino, e da un semplice rosone.

Ispirato a quello originale, è l’abside ad archetti ciechi e piccole finestre strombate, sul modello di quelle di San Vincenzo in Prato e di Sant’Ambrogio, mentre vicino all’abside si alza il tozzo campanile, romanico nella parte inferiore, mentre la cella incompiuta è il frutto dei rifacimenti postbellici.

L’interno è a una sola navata con tetto a capriate e pareti con mattoni a vista, con un crocefisso ligneo, un dipinto con Madonna e Re Magi, d’ignoto seicentesco e una statuetta in pietra, mentre nell’abside c’è un affresco moderno dal pittore Martinetti.

Oggi la chiesa è aperta, per la celebrazione delle messe, da ottobre a giugno, mentre rimane chiusa nella stagione estiva.

Pubblicato su: www.labissa.com

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