Al battistero di Velate la mostra “Re-velation” dal 30 agosto fino al 22 settembre.

CARLA IACONO RE-VELATION DEF

Venti scatti della fotografa genovese Carla Iacono, a cura di Carla Tocchetti e Clelia Belgrado.

Velate è una delle frazioni di Varese, e ogni anno in questo periodo organizza una sentita festa patronale. Il borgo è facilmente individuabile da una torre medievale, ora bene Fai, resa ancora più affascinante e particolare dall’illuminazione notturna.

Il borgo è stato anche qualcosa in più di un semplice buen-ritiro del pittore Renato Guttuso, che qui in pratica visse e dipinse per oltre trent’anni, in una villa di fine Ottocento. Molti suoi quadri e disegni, che riportano a chiare lettere il nome di “Velate” sia nel titolo oppure accanto alla firma dell’artista. A lui è stata intitolata anche una piccola via nei pressi della sua abitazione-studio.

Si inaugura il 30 agosto 2019 presso il settecentesco Battistero di Velate “Re-velation”, esposizione di opere fotografiche: venti scatti della fotografa genovese Carla Iacono, a cura di Carla Tocchetti e Clelia Belgrado, in cui si affronta il delicato tema del velo e del femminile che lo indossa. La mostra resterà aperta con ingresso libero fino al 22 settembre (dal venerdì alla domenica dalle 15.30 alle 18.30 e il sabato e la domenica anche la mattina dalle 10.30 alle 12.30), l’inaugurazione è prevista venerdì 30 agosto ore 18.30.

Il tema propone una riflessione sulla pluralità di significati attribuibili al velo delle donne, simbolo evocativo presente in molte culture che oggi si ritrova ad essere al centro di dibattiti sociali, politici e religiosi. “In Europa per esempio”, suggerisce la genovese Carla Iacono (www.carlaiacono.it), “il velo delle musulmane immigrate è da molti considerato simbolo di attacco ai principi di secolarità e uguaglianza, ed è al centro di dibattiti mediatici che lo presentano come “velo della discordia”. D’altro canto, dinanzi alle leggi che lo vietano, molte donne immigrate si appellano ai diritti e alle libertà di espressione per poterlo indossare. In particolare per le donne migranti spesso rispecchia l’esigenza di rimanere legate al proprio paese e alle proprie famiglie rappresentandone la cultura di provenienza. Il velo è quindi portatore di nuovi significati e modi di esprimersi, legati alle questioni della cittadinanza, alla rivendicazione culturale, alla ricerca di nuovi modelli spirituali.”

“In Re-velation il velo è elemento conduttore declinato in diversi modi, con richiami a differenti culture: principalmente hijab, ma anche velo cattolico, ebraico o foulard dell’Europa dell’Est”, sottolinea Clelia Belgrado, curatrice e titolare dell’agenzia Vision QuesT 4rosso. Da un punto di vista formale le composizioni ricordano i dipinti classici, che però creano una contaminazione simbolica tra cultura Orientale e Occidentale: le immagini richiamano l’iconografia del ritratto occidentale ma spesso il soggetto indossa veli/accessori orientali. I ritratti hanno tutti la stessa interprete, la figlia dell’artista; l’elemento autobiografico ne enfatizza la rappresentazione e la rende genuina testimonianza. Le figure sono fotografate su uno sfondo scuro che a volte si fonde con gli abiti, e spesso la luce laterale fa emergere la figura dal buio, rivelando i contorni del viso e i dettagli dei veli e rafforzando così esteticamente e simbolicamente il concetto di rivelazione.

“Ospitare a Velate questa mostra, inaugurandola nei giorni in cui nel borgo si riunisce per l’annuale Festa della Comunità, è un omaggio anche al nome originario del Sacro Monte, che fu trascritto come “Monte di Vellate” per la prima volta nel 922, nella più antica pergamena pervenuta”, precisa Carla Tocchetti, che gestisce la programmazione culturale nella seicentesca chiesa dell’antico borgo. “Anche se l’origine latina del nome da ”vellatum”, nascosto, non è l’attribuzione prevalente, il nostro immaginario corre al ‘400 quando alcune donne definite “salvatiche” si rifugiavano sul monte, nelle grotte e nei boschi, a condurre vita eremitica e di preghiera, anticipando il celebre nucleo che alla fine del secolo prese i voti e il velo, appunto, diventando monache romite Ambrosiane ad Nemus.”

Carla Iacono vive e lavora a Genova, utilizzando diversi media tra cui fotografia, collage e installazione. Il suo lavoro, incentrato sui temi del corpo e della metamorfosi, analizza principalmente il delicato periodo dell’adolescenza e i suoi riti di passaggio, visti come straordinario momento di crescita in cui si colloca lo sforzo per raggiungere la propria identità. Negli ultimi lavori affronta il delicato argomento della strumentalizzazione delle differenze culturali, arricchendo la propria ricerca con riflessioni sulle difficoltà di dialogo che sempre più spesso generano drammatici eventi. Affascinata dalle contaminazioni tra immagini e testi, ha pubblicato vari libri illustrati con  fotografie e collage. I suoi lavori sono pubblicati in numerosi cataloghi di esposizioni in Italia e all’estero e sono presenti in collezioni pubbliche e private, tra cui il Musinf (Museo d’Arte Moderna dell’Informazione e della Fotografia) di Senigallia ed il Museo Nazionale del Cinema di Torino. Tra le mostre recenti le personali “Sguardi attraverso” nell’ambito del Pontremoli Foto Festival 2018 e “Re-velation”, in tour in vari musei italiani tra cui il Museo Diocesano di Genova, il Museo Diocesano Tridentino di Trento, il Museo del Duomo di Fidenza e il Museo Diocesano di Catania.

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