Novara Sentieri di luce

Il Palazzo del Broletto di Novara ospita Sentieri di luce. In cammino con Morbelli e Nunes Vais, un percorso pittorico di 40 opere che svela la varietà delle raccolte d’arte di Fondazione Cariplo e dei Musei Civici- Galleria Giannoni.

La mostra fa parte del progetto Artgate che apre alle Fondazioni di Comunità, promosso da Fondazione Cariplo, con una serie d’interventi volti alla divulgazione della propria Collezione d’arte (766 dipinti, 118 sculture e 53 arredi e oggetti) e articolato in varie proposte culturali, come il sito http://www.artgate-cariplo.it , l’esposizione permanente del nucleo ottocentesco presso Gallerie d’Italia – Piazza Scala, i prestiti di opere d’arte a prestigiose mostre in Italia e all’estero, la partecipazione ad altri eventi culturali in collaborazione con altre istituzioni.

Il monferrino Angelo Morbelli (Alessandria, 18 luglio 1854 – Milano, 7 novembre 1919), apparteneva al gruppo dei divisionisti. Si distinse nell’applicare la ricerca cromatica con rigore scientifico e per le sue opere dedicate in particolare agli ospiti anziani del Pio Albergo Trivulzio.

Italo Nunes Vais (Tunisi 1860 – Firenze 1932), pittore, ritrattista, paesaggista eseguì molte opere a pastello e acquarello. Molti suoi quadri riguardano soggetti orientali.

Tutto questo mi aveva incuriosito e domenica 13 agosto sono andata a Novara per vederla.

Anche se è una città non molto lontana, non avevo mai avuto l’opportunità di visitarla. La mostra è stata il cosiddetto “casus belli”.

La Mostra, ecco la Mostra mi ha affascinato.

Allestita al secondo piano del complesso medievale del Broletto, stupisce. Il buio degli sfondi scuri, le luci che danno risalto ai colori, i quadri di Morbelli e Nunes Vais, con altri artisti che hanno dipinto la vita nell’ottocento. Del primo sicuramente da citare Battello sul Lago Maggiore, che racconta di com’era bello, elegante, sognante andare sul Verbano d’estate durante la Belle Epoque. Del secondo “Ancora un bacio”, un olio su tela che illustra l’arrivederci, con un bacio affettuoso, tra una madre e una figlia alla stazione.

La mostra è anche uno sguardo oltre le pareti domestiche delle case dell’Ottocento piemontese e di scoprirne i costumi, dove affondano le radici di un popolo, che usava il dialetto e trascorreva la vita quotidiana con i riti dei campi e il mercato settimanale, senza dimenticare le fiere e la messa domenicale.

Il percorso espositivo, curato dalla storica d’arte Susanna Borlandelli, è diviso in tre sezioni, Una città di provincia nell’Ottocento, con le vedute di Novara e scene di vita ottocentesca, Tra città e campagna, dove la vita delle comunità rurali si alterna alle attività lavorative e alla quotidianità dalla Bassa fino alle Alpi e Viaggio in provincia, che è in treno con Nunes Vais oppure in battello con Morbelli che amava percorrere la provincia lungo le vie d’acqua, per poi risalire verso i luoghi che già nell‘800 erano una meta ambita di nobili, viaggiatori e di artisti vari, come il Cusio, l’Ossola con la Valle Anzasca e la Val Vigezzo, il Lago Maggiore, il quel grande e spettacolare balcone naturale che è il Mottarone. E’ uno sguardo sull’Ottocento raccontato da questa mostra con delicatezza, gentilezza, quasi con riserbo. Ti viene naturale guardarla con calma, senza fretta, una cosa bella da ricordare.

Molto particolare il quadro “Cadono le foglie” (La Lavandaia) del vigezzino Giovanni Battista Ciolina, davvero una cartolina della vita quotidiana. Quasi un’immagine di oggi, ma certo immersa in un’atmosfera quasi rarefatta che richiama Segantini di “Sul Lago di Mergozzo” opera del milanese Paolo Sala a inizio 900.

L’esposizione presenta anche qualche abito d’epoca, le valigie, i bauli del tempo, la ricercatezza dei particolari, altre vacanze, altri viaggi, provenienti dal museo etnografico della vicina Oleggio.

E’ un viaggio che, dalla pittura di paesaggio romantica, passa attraverso l’età del naturalismo e le sperimentazioni divisioniste, fino ad approdare all’interpretazione pittorica visionaria e simbolista di Paolo Sala Antonio Ambrogio Alciati, che portano alla fine di un mondo e all’inizio di un altro.

Il percorso di visita non è solo all’interno della sala dell’Arengo, ma si espande sulla città e sul territorio tra visite guidate, cicli di conferenze, itinerari di collegamento con altri monumenti e musei cittadini, ideato grazie alla collaborazione di diversi soggetti del territorio.

La mostra è visitabile dal martedì al venerdì dalle alle 12.30 e dalle 14 alle 19, sabato e domenica dalle 10 alle 19 ed è chiusa il lunedì.

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