Quella volta di Enrico Fermi a Villa Monastero di Varenna

Era il 1954 quando, sulle sponde del Lago di Como, nella suggestiva Villa Monastero a Varenna, sul ramo lecchese del Lario, si tenne un convegno d’illustri scienziati, provenienti da tutto il mondo, che spiegavano ai giovani studenti come si sarebbe evoluta la fisica del futuro, tra neutrini ed energia atomica.

Uno di loro era Enrico Fermi, Premio Nobel per la fisica nel 1938, capo di quel gruppo di geni italiani, noti come “Ragazzi di Via Panisperna”, che negli anni Trenta, trasformò il mondo della fisica. Con lui Ettore Majoriana e Bruno Pontecorvo, collaboratore dell’esercito statunitense a Los Alamos per la costruzione della bomba atomica, che era al suo ultimo viaggio in Italia prima della morte, avvenuta a Chicago, quello stesso anno per un tumore allo stomaco.

Ma qual’era la storia di Villa Monastero e come mai negli anni Cinquanta era diventata un centro di congressi internazionali?

La storia della villa comincia alla fine del XII° secolo, quando Varenna, già distrutta dai comaschi nel 1126, accolse anche gli esuli dell’Isola Comacina, che subì la stessa sorte nel 1169.

Il borgo era d’importanza strategica per la sua posizione, posto proprio di fronte alla penisola di Bellagio e alla costa Tremezzina e immediatamente alle sue spalle ha i monti della Valsassina. Poco fuori venne costruito un monastero femminile cistercense, dedicato alla Beata Vergine Maria, che fu operante fino al 1567, quando, a causa delle scarse vocazioni da parte delle monache, venne soppresso con un decreto dall’arcivescovo di Milano, Carlo Borromeo.

Nel 1569 la proprietà venne acquistata da Paolo Mornico, nobile molto intraprendente, che trasformò l’edificio conventuale in una casa privata, tranne la chiesetta che, essendo ancora funzionante, rimase a disposizione dei fedeli.

La struttura fu profondamente trasformata tra il 1609 e il 1645 per conto di Lelio Mornico, figlio di Paolo, che volle edificare una sontuosa dimora, simbolo del rango sociale raggiunto, che prese il nome di Leliana.

I Mornico vissero nella villa fino al 1862, quando la dovettero vendere a Pietro Genazzini di Bellagio, che fece alcune modifiche, ma dopo pochi anni fu costretto a rivenderla a causa di una pesante ipoteca.

Nel 1876 Villa Monastero venne acquistata da Carolina Maumary vedova Seufferheld di Francoforte ma residente a Milano, cognata di Massimo D’Azeglio e nel 1897 fu ceduta a un industriale tedesco, Walter Erich Jacob Kees che avviò importanti lavori di sistemazione che diedero alla villa e soprattutto al giardino che venne ampliato lungo tutto il suo asse, l’aspetto attuale.

Il Giardino botanico si estende per quasi due chilometri lungo il fronte lago che va da Varenna a Fiumelatte e conta annualmente più di 50.000 visitatori, offrendo opportunità di svago e di apprendimento grazie alla presenza di numerose e rare specie arboree autoctone ma anche esotiche.

Nel 2013 il giardino è stato ulteriormente migliorato, con l’introduzione di mille nuovi esemplari.

Kees nel 1918 perse la villa, che fu requisita dallo Stato Italiano con tutto il suo contenuto, poi nel 1925 l’edificio passò nelle mani del naturalista lombardo Marco De Marchi, che vi portò i suoi mobili e alcuni oggetti che si unirono alle raccolte già esistenti.

Alla sua morte, avvenuta nel 1936, De Marchi lasciò la villa alla moglie che, rispettando le sue volontà, fondò nel 1939 un Istituto per l’Idrobiologia a lui intitolato, cui cedette l’intera proprietà perché fosse utilizzata per il pubblico godimento.

Negli anni Cinquanta la villa era diventata una sede di convegni, al primo dei quali partecipò proprio il fisico Enrico Fermi, cui fu dedicata una sala dopo la sua morte.

Nel 1977 l’Istituto divenne parte del Consiglio Nazionale delle Ricerche, oggi proprietario dell’immobile e del parco, che dal 1995 è gestito dalla Provincia di Lecco, attraverso l’Istituzione Villa Monastero.

Se il Mornico si era ispirato a prestigiosi edifici tardo rinascimentali lariani, Kees per Villa Monastero si ricordò non solo delle altre ville della zona, come villa Melzi di Bellagio e Villa Balbianello di Lenno, ma anche delle suggestioni della terra d’origine, che conferiscono alla dimora un aspetto piuttosto strano nel panorama lariano.

L’edificio seicentesco divenne così una comoda residenza di villeggiature, dotata di notevoli comfort, come un impianto di riscaldamento centralizzato, arredato con mobili e oggetti che rivisitano gli stili del passato.

Citazioni dal barocco tedesco sono nella decorazione a stucco con lumeggiature, una tecnica che mette in evidenza le zone di luce, dorate, dell’imponente scalone in marmi vari, oltre a evidenti richiami al mondo germanico con pannelli in maiolica dove sono raffigurati il compositore Bach, il filosofo Kant, il medico Helmotz e Schlueter, il maggior architetto barocco, oltre che alle residenze che Luigi II° di Baviera si era fatto costruire pochi anni prima, in particolare con Linderhof e Herrenchiemsee.

L’elegante edificio, disposto su due piani, si affaccia direttamente sul lago su cui si affaccia un singolare giardino, lungo e stretto, dove un’abbondante vegetazione accompagna i turisti fra terrazze e belvedere panoramici con inconsueti scorci sul bacino centrale del lago, mentre statue e sculture ornamentali scandiscono il vialetto dove si può accedere dal lago attraverso un’elegante scalinata monumentale.

Lo spiazzo antistante l’edificio, che sembra un terrapieno, è decorato da balaustre e colonne tortili, oltre che da un pregevole esempio di fontana barocca a quattro bacini sovrapposti.

Fra il verde e i fiori del parco ci sono grandi vasi in pietra lavorata e un gruppo marmoreo incompiuto del Comolli, detto La Clemenza di Tito sul cui basamento si vede ancora l’iscrizione “Morte trasse di mano a Gio Battista Comolli lo scalpello che preparava questo storico emblema, nel 20 dicembre 1830”, mentre attorno eleganti cancellate in ferro battuto con lo stemma dei Mornico cingono la villa sull’azzurro delle acque del Lago di Como.

Attualmente Villa Monastero, di proprietà della Provincia di Lecco, è una delle principali attrattive del territorio per la sua posizione strategica in termini storico-paesaggistico-ambientali.

Varenna è uno dei borghi più caratteristici e spettacolari del Lario, è proprio di fronte alla penisola di Bellagio e alla costa Tremezzina e immediatamente alle sue spalle ha i monti della Valsassina.

Il suo nucleo centrale è rappresentato dalla Casa Museo che, nel 2004, ha ottenuto il riconoscimento museale di Regione Lombardia ed è interamente accessibile al pubblico con il suo percorso espositivo che si sviluppa su ben 14 sale, interamente arredate, dalla sala del Bigliardo a quella della Musica, dal salottino Mornico alla camera padronale.

La villa ha un proprio spazio espositivo, destinato a ospitare mostre ed eventi. Più volte è stata usata come set fotografico per riviste di moda e glamour a livello internazionale.

Pubblicato su: www.labissa.com

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