Antonio Fogazzaro, le inquietudini di un secolo

Nella Lombardia di fine Ottocento, uno scrittore di origine venete raccontò, nei suoi romanzi e racconti, le inquietudini di un secolo ormai alla fine.

Nato a Vicenza nel 1842, Antonio Fogazzaro fu studente di giurisprudenza all’Università di Torino, per poi trasferirsi a Milano ove esercitò la professione di avvocato per poi dedicarsi completamente alla letteratura, con la pubblicazione nel 1873 del poemetto “Miranda”.

Il primo vero successo di Fogazzaro fu “Malombra”, uscito nel 1881, dove la giovane Marina Malombra, che vive con lo zio in un tetro castello, si convince di essere la reincarnazione dell’ava Cecilia, morta reclusa nel castello a causa di un peccato d’amore.

Ormai impazzita, la donna prima seduce il giovane scrittore Corrado Silla, che lavora come studioso per lo zio, che lei poi farà morire, e infine, dopo aver ucciso anche Corrado, sale su una lancia e scompare nelle acque del lago.

Dopo il buon successo del primo romanzo, lo scrittore diede alle stampe nel 1885 “Daniele Cortis”, in cui il protagonista, giovane politico in ascesa a Roma, s’innamora della cugina Elena, moglie di un barone siciliano, una passione cui i due dovranno rinunciare per un amore solo spirituale.

Il capolavoro di Fogazzaro però fu pubblicato nel 1895 e sarà “Piccolo mondo antico”, il primo romanzo della tetralogia sulla famiglia Maironi e sulla Valsolda, dove Fogazzaro aveva vissuto parte della sua infanzia.

“Soffiava sul lago una breva fredda, infuriata di voler cacciar le nubi grigie, pesanti sui cocuzzoli scuri delle montagne. Infatti, quando i Pasotti, scendendo da Albogasio Superiore, arrivarono a Casarico, non pioveva ancora. Le onde stramazzavano tuonando sulla riva, sconquassavan le barche incatenate, mostravano qua e là, sino all’opposta sponda austera del Doi, un lingueggiar di spume bianche. Ma giù a ponente, in fondo al lago, si vedeva un chiaro, un principio di calma, una stanchezza della breva; e dietro al cupo monte di Caprino usciva il primo fumo di pioggia. Pasotti, in soprabito nero di cerimonia, col cappello a staio in testa e la grossa mazza di bambù in mano, camminava nervoso per la riva, guardava di qua, guardava di là, si fermava a picchiar forte la mazza a terra, chiamando quell’asino di barcaiuolo che non compariva”.

(Antonio Fogazzaro, Piccolo mondo antico)

La vicenda, ambientata nell’Italia del Risorgimento, vede come protagonista Franco Maironi, un ragazzo dall’animo nobile e sensibile, in lotta con la nonna per l’eredità di famiglia e il forte sentimento antiaustriaco che da sempre lo anima.

Dopo aver sposato la bella ma atea Luisa, Franco deve fuggire a Torino, dove lavora come giornalista, mentre la moglie, con la figlia Ombretta, cerca di salvare l’eredità del marito, con l’aiuto dello zio Piero.

La morte di Ombretta, annegata nel lago, provocherà una crisi tra i due sposi, che si separeranno fino all’inizio della seconda guerra d’indipendenza quando tra di loro rinascerà l’amore.

Il secondo romanzo della saga, “Piccolo mondo moderno”, uscito nel 1901, ha come protagonista il figlio di Franco, Piero, che dopo aver sposato una donna malata di mente, s’innamora di Jeanne Dessalle, una francese colta e raffinata e separata dal marito.

Solo alla notizia della malattia mortale della moglie, Piero prende coscienza dei suoi errori e decide di andare lontano da tutti, per ritrovare se stesso e la fede in Dio.

E in “Il santo” uscito nel 1905, troviamo Piero e Jeanne, che cercherà di aiutare l’uomo amato, diventato frate Benedetto, a proseguire una nuova riforma della chiesa cattolica, ma gli sforzi di Piero saranno stroncati dal Papa e da una grave malattia.

Per la presenza di tutte le idee moderniste di Fogazzaro, “Il santo” fu messo all’indice dalla Chiesa, autorità cui lo scrittore, da buon cristiano, decise di sottomettersi.

Nel suo ultimo romanzo, “Leila”, uscito nel 1910, il discepolo prediletto di Benedetto, Massimo Alberti, s’innamora di Leila, ragazza atea legata al ricordo del fidanzato morto.

Inoltre Massimo subisce vari attacchi per la vicinanza ideologica del suo mentore ai modernisti.

Ma anche era presente una violenta critica contro il clero corrotto e intrigante e contro ogni atteggiamento bigotto, “Leila” ebbe lo stesso destino del suo predecessore e fini all’Indice.

Solo e amareggiato, Fogazzaro morì nel 1911 a Vicenza, a causa delle complicazioni di un intervento chirurgico mal riuscito.

Pubblicato su: www.labissa.com 

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