Uno sguardo alla Villa Reale di Monza. Spunti per una visita

Luogo da sogno a pochi passi dal centro storico di Monza, Villa Reale conduce il visitatore in un mondo che non c’è più, tra gli splendori della corte austriaca e le vacanze estive dei Savoia alla fine dell’Ottocento, con giardini meravigliosi e sale riccamente decorate dai più grandi artisti dell’epoca.

Tutto iniziò con l’arrivo a Milano nel 1771 del nuovo governatore, l’arciduca Ferdinando d’Asburgo, penultimo figlio dell’imperatrice Maria Teresa, che organizzò, con la moglie Beatrice d’Este, una corte in cui i patrizi lombardi giocavano un ruolo fondamentale.

Certamente l’arrivo di Ferdinando introdusse nuovi elementi di sviluppo e d’interesse nello scenario milanese e la stessa Villa, ideata da un progetto dell’architetto Piermarini, è collocata in questo contesto.

La costruzione, iniziata nel 1777, venne portata a termine in soli tre anni e in seguito la villa fu per l’arciduca la residenza di campagna fino all’arrivo delle armate napoleoniche nel 1796.

Con l’incoronazione di Napoleone nel 1805, divenne sede del governo del figliastro dell’imperatore Eugenio di Beauharnais, poi, dopo la caduta di Bonaparte, tornò nelle mani degli austriaci, che la lasciarono in uno stato di relativo abbandono, fino a quando nel 1818 non andò a viverci il viceré del Lombardo-Veneto Giuseppe Ranieri.


Occupata nel 1848 dai militari di Radetzky, tra il 1857 e il 1859 il palazzo fu sede di una corte sfarzosa durante il breve soggiorno monzese dell’ultimo grande rappresentante della casa d’Austria, Massimiliano I d’Asburgo, fratello di Francesco Giuseppe.

Quando il Lombardo-Veneto fu annesso allo Stato del Piemonte, la Villa finì per incrociare inevitabilmente i Savoia, diventando una residenza privilegiata di Umberto I, che si affidò alla direzione dell’architetto Majnoni per ornarla, restaurarla e migliorarla secondo il gusto dell’epoca.

Nel 1900 Umberto fu assassinato a Monza da Gaetano Bresci e dopo la tragedia, Vittorio Emanuele III non volle più usare la Villa Reale e fece trasferire al Quirinale gran parte degli arredi.

Nel 1934, con un Regio Decreto, Vittorio Emanuele III la donò ai Comuni di Monza e di Milano.

Le vicende dell’immediato secondo dopoguerra videro occupazioni, ulteriori spoliazioni e decadimento del monumento, ma oggi Villa Reale è di proprietà congiunta del Comune di Monza, della Regione Lombardia e del Demanio dello Stato.


Nel 2003 la Regione Lombardia, il Comune di Monza, proprietari pro quota parte del complesso proposero un concorso internazionale di progettazione per il recupero e la valorizzazione della Villa Reale e dei Giardini.

I lavori di restauro conservativo delle nove sale di rappresentanza del primo piano nobile terminarono nel 2007 con l’apertura straordinaria al pubblico e la definitiva conclusione venne festeggiata con una cerimonia pubblica il 26 giugno 2014.

Oggetto del recente restauro è il corpo centrale della Villa Reale, diviso in piano terra, piano primo nobile, piano secondo nobile e Belvedere.

Il visitatore che entra trova al piano terra i servizi di ristorazione e caffetteria, il bookshop, un laboratorio didattico, oltre alla biglietteria e al guardaroba.

La visita vera e propria parte dal piano primo nobile, dove si trovano le sale di rappresentanza della famiglia reale, oltre alla sala da ballo, l’unico salone a doppia altezza della Villa, con decorazioni sulle volte e sulle pareti, specchiature a finto marmo, ricchi lampadari e pavimento in seminato veneziano.

Gli Appartamenti privati degli ospiti e quelli dei sovrani sono la parte più significativa del piano secondo nobile, cui si accede dallo scalone d’onore, un trionfo di marmi con due grandi lampioni in bronzo e ferro dorato con i simboli di casa Savoia, il nodo e il motto Fert.

Il visitatore può ammirare l’appartamento degli imperatori di Germania, dal pavimento a forme geometriche, l’appartamento del principe di Napoli, con la struttura in legno coronata da vasi e ghirlande floreali scolpite che sono l’unico arredo degli appartamenti del secondo piano, quello della duchessa di Genova, dove spicca la porzione di volta del Piermarini con l’apertura del camino di luce che permetteva l’ingresso della luce dal piano Belvedere.

Gli appartamenti privati dei sovrani, invece, sono il risultato del lavoro operato alla fine dell’Ottocento dall’architetto di corte Achille Majnoni d’Intignano, che adeguò al gusto dell’epoca tutti gli ambienti a destra del salone centrale.

Dell’appartamento di Umberto I fanno parte la sala, lo studio, la camera, la sala da bagno, il guardaroba e l’armeria, mentre quello della Regina Margherita è composto da salotto, camera, gabinetto, guardaroba.

La visita si conclude all’ultimo piano, con la splendida vista sul magnifico parco, qui sono anche gli appartamenti della servitù, con soffitti bassi e ambienti semplici.

Il serrone, costruito contemporaneamente alla Rotonda nel 1790 da Piermarini, è collocato nella parte meridionale sinistra dell’ala laterale vicino ai rustici, dal lato delle cucine, misura 100 metri di lunghezza per 6 di larghezza e 7 di altezza fino alle travi orizzontali delle capriate, e prende luce dalla parte orientale con ben 26 finestroni arcuati e un portone arcuato attraverso il quale si accede al roseto.

Il corpo di fabbrica, in cotto intonacato, era definito orangerie, citroneria, cedraja, agrumeria, serra di agrumi, limonaia, serrone, e ospitava piante esotiche e rare.

Dal 1985 la struttura è diventata sede museale di rassegne e mostre prevalentemente di arte moderna e contemporanea.

Il roseto nacque nel 1964 grazie a Niso Fumagalli, industriale e presidente della Candy, che aveva fondato l’Associazione Italiana della Rosa ed era rimasto colpito dai grandi roseti di Francia, Belgio, Olanda, Inghilterra, nei quali le associazioni nazionali della rosa tenevano concorsi annuali.

Il progetto fu di due noti professionisti, Francesco Clerici e Vittorio Faglia, i quali diedero vita a un ambiente armonioso e funzionale, col terreno leggermente ondulato, il laghetto, i percorsi ben studiati per il pubblico.

Il teatrino, situato nell’ala laterale sinistra della Villa Reale, costituito da una serie di salette che occupano tutta la parte di ala ribassata che va dalla cappella sino all’angolo che collega il fabbricato al Serrone, è un vero e proprio teatro di corte, di piccole dimensioni (solo 120 posti) con un palcoscenico in legno, leggermente inclinato verso gli spettatori, e un fondale di scena con soggetto mitologico realizzato dall’Appiani.

Documenti antichi dicono che il teatrino fosse collegato con la Rotonda per mezzo di un lunghissimo corridoio soprastante, che seguiva a nord e a est l’angolo dell’ala subalterna delle cucine fino a incontrare l’ammezzato nell’ala cappuccina settentrionale.

La Cappella Reale, all’esterno della Villa, nel punto di snodo tra l’ala sinistra del corpo centrale e lo sviluppo delle ali basse verso settentrione, è una vera e propria chiesa, dalla pianta tonda a croce greca, inserita in un perimetro esterno di forma quadrata, e dedicata all’Immacolata, con una volta a vela rinforzata da quattro costoloni che convergono in un oculo centrale privo di lanternino, mentre l’interno della chiesa è molto scenografico e ricco di stucchi, fregi e rosoni attribuiti all’Albertolli.

Costruita nel 1790 da Piermarini dopo tredici anni dalla realizzazione di Villa Reale, la Rotonda è l’unico elemento architettonico circolare nel complesso dell’edificio ed è una dépendance scenografica, dove l’Arciduca intratteneva gli ospiti e cercava di stupirli, tra porte che sparivano o fontane che zampillavano a suon di musica o camini girevoli azionati da meccanismi d’ingegneria meccanica, oltre a far apprezzare a tutti le favolose piante esotiche provenienti da ogni parte del mondo.

All’interno la Rotonda è caratterizzata da arcate scandite da paraste; lo zoccolo e il cornicione sono a fascia e delle quattro grandi porte, una è a specchio, per nascondere un passaggio segreto di raccordo tra la Rotonda e la Villa.

Il pavimento è in marmo bianco di Carrara, il soffitto, a volta, ha un medaglione centrale e quattro vele in corrispondenza delle porte, mentre gli affreschi di Andrea Appiani sono sulla storia di Amore e Psiche.

In qualsiasi stagione, Villa reale offre al visitatore spunti e occasioni per una visita.

 

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